Gli uomini della monarchia lo diranno e schernendo: sono uomini pratici. Ma la storia più pratica d'essi ha registrato e dirà che, scherniti dagli uomini pratici, noi predicavamo trentanove anni addietro l'Unità d'Italia ed è, materialmente almeno, quasi compita; che, scherniti, annunziavamo fin da quel tempo l'Unità Germanica, e si sta compiendo; scherniti, affermavamo perduta in Francia ogni potenza d'iniziativa e i fatti d'oggi provano che soli avevamo veduto il vero. I pratici dicevano nel 1848 impossibili le Cinque Giornate, ed ebbero luogo: ci predicevano nel 1849 che non avremmo potuto difendere Roma contro i Francesi due giorni, e la difendemmo due mesi: dicevano ai Veneti che si affrettassero a calare la bandiera repubblicana perchè senza l'ajuto dinastico sarebbero stati incapaci di resistere all'Austria tre settimane, e Venezia si dava alla monarchia, non riceveva ajuto alcuno da essa e nondimeno durava diciotto mesi. I pratici non seppero finora che movere quando s'avvidero che inoltravano davvero, sull'orme nostre, usurpare guastandoli i nostri disegni, porsi indosso a tempo e insozzandolo di codardie, imprevedute da tutti fuorchè da noi, il manto tessuto dalle nostre mani. I pratici cedevano tremanti Nizza e Savoja a un uomo del quale i poveri utopisti repubblicani del Messico iniziavano, resistendo trionfalmente, la rovina. I pratici si vincolarono a rispettare il territorio del Papa, diedero in pegno la scelta di Firenze a metropoli e s'arretrerebbero anch'oggi davanti a Roma, se gli utopisti non minavano il trono a Luigi Napoleone e la parola repubblica non si proferiva dagli utopisti in Parigi.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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