Ma limitandoci ora alla questione speciale che ci occupa, credono essi che una rivoluzione nazionale possa compirsi nell'angusta sfera politica e senza produrre gravi modificazioni nella sfera della vita sociale? Credono che le classi diseredate di diritti politici e socialmente inferiori possano affratellarsi durevolmente con essa, possano eternamente rassegnarsi a dare per essa il loro sangue e l'opera loro se non raccogliendone giovamento alle loro misere condizioni? Intendono la voce del Fato che domina d'alto la logica progressione storica seguìta sulla spirale del Progresso dal moto emancipatore? Non sentono nell'anima ciò che spira di santamente solenne nel lento sorgere del popolo tendente a formare nell'eguaglianza e nell'amore l'unità della umana famiglia? E hanno mai veduto nella Storia milioni d'uomini agitarsi lungamente in seno a una Patria verso un giusto miglioramento e rimanere lungamente inascoltati, senza travolgersi, dietro a suggerimenti pericolosi, nel rancore, nella tendenza a ribellioni violente e nella esagerazione del fine cercato?
Gli uomini delle classi medie, gli agiati, pensino e provvedano. Figli dei Comuni, ricordino che gli artigiani chiedono oggi emancipazione dagli ordini che regolano il salario, ajuti all'associazione e diritti di cittadini in nome della stessa legge di Progresso che li spingeva, sei secoli addietro, a emanciparsi dagli ordini del signorilismo feudale. Sciolgano il problema del Lavoro, se possono, colla Instituzione attuale: se non possono, vengano a noi.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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