Primo nostro dovere è quello di separarci apertamente, dichiaratamente, dalle due parti e provvedere a che non si smarrisca in Italia il senso morale perduto pur troppo in Francia. Guai a noi se non sentiamo nell'anima che ogni nostro progresso futuro è a quel patto! Guai se la santa battaglia tra il Bene e il Male, tra la Giustizia e l'Arbitrio, tra la Verità e la Menzogna, combattuta nella piena luce del cielo e sotto l'occhio di Dio in Europa, si converte in guerra condotta nelle tenebre senza norma determinata, senza un faro che guidi i combattenti, senz'altra inspirazione che d'impulsi d'un'ora e delle misere passioni d'ogni individuo!
Noi non alludiamo segnatamente ad alcuno, ma deploriamo un fatto innegabile: il campo dell'opinione s'è generalmente diviso in due, il campo di quei che più o meno apertamente parteggiano pel Comune e il campo di quei che parteggiano più o meno esageratamente per l'Assemblea: gli uni e gli altri tendenti a velare, tacere o magnificare i fatti e ingigantirne o dissimularne i caratteri e le conseguenze a seconda della parte adottata.
Abbiamo udito da un lato attenuare la strage degli ostaggi come di provati colpevoli di segreto contatto con Versailles e profanare a proposito degli incendî i sacri nomi di Sagunto, di Saragozza, di Missolungi. Gli ostaggi erano tali e non altro: non avevano subito processo nè un solo interrogatorio. E quanto alle città nominate, combattevano contro un invasore straniero e i prodi che avevano giurato difenderle fino all'ultimo alito di vita si sotterrarono sotto le loro rovine lasciandoci esempio che noi dovremmo, occorrendo, imitare: gli uomini del Comune davano moto agli incendî partendo, e commettevano a rovina la loro città e a morte cittadini abbandonati e indifesi quand'essi speravano di salvarsi.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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