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      Perchè un popolo generalmente gentile, lieto, affettuoso come il francese, ha smarrito a poco a poco ogni senso morale? Come mai in una Nazione nella quale l'Unità e l'orgoglio di Patria sembravano più che altrove incarnati in ogni cittadino, assalitori e assaliti dimenticarono l'una e l'altro a un tratto, gli uni proponendosi un programma di smembramento affermato in ultimo con una insensata distinzione d'uomini e cose, gli altri combattendo i nati com'essi di Francia con una indegna ferocia, con un accanimento di selvaggi briachi, che aspettò, a rivelarsi, la vittoria dello straniero pacatamente e vergognosamente subìta? Non dovrebbero gli Italiani - invece di dividersi in fanciulli irritati che strepitano vendetta per opinioni e fatti non loro e machiavellisti senza cuore che non vedono nella rovina d'un popolo se non un'arme per ferire ingiustamente gli avversi al loro sistema - meditare severamente sulle cagioni dei tristi fatti e tentare di sviarle da noi? Non sanno i nostri che in Francia il nemico più potente della Repubblica è tuttora, nella popolazione rurale, il ricordo del settembre 1792 e dei patiboli del 1793 - che l'uccisione degli ostaggi e gli incendî hanno triplicato le probabilità d'un vicino successo alla monarchia - che in Italia ogni imprudente avventata manifestazione(323)) di favore ai colpevoli di quegli atti basta a suscitare nella classe media sospetti e paure propizie al Governo? Non sanno gli avversi che le loro esagerazioni, le loro condanne a una parte sola, i loro calcolati terrori che qui s'imitino dai repubblicani e dalle classi inferiori eccessi ripugnanti a tutte le tendenze italiane, irritano gli animi stanchi ormai di calunnie, suscitano spiriti di riazione pericolosi e possono trascinare le classi che hanno più ragione di lagnarsi del sistema attuale a dire: ci accusano ad ogni modo: facciamo?


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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