Abbiamo detto e diremo senza ritegno e senza calcolo di conseguenze immediate possibili ciò che ci sembra vero agli uni e agli altri. Taluni dei nostri amici ci consigliano di tacere su certe questioni e di modificare il nostro linguaggio sovr'altre: correte rischio, dicono, d'allontanare da voi giovani nemici accaniti del sistema che voi combattete e che sarebbero forse primi, occorrendo, all'azione. Non possiamo accogliere quel consiglio. Se, perchè siamo repubblicani, dobbiamo far nostra la massima: la bandiera copre la merce, e accettare l'assurdo, retrogrado, politicamente immorale concetto di repubblica trovato novellamente in Parigi e sul quale dovremo tornare, meglio è gettare la penna e tacere. Se, perchè ad alcuni giovani piace di rinnegare la tradizione intera dell'Umanità, di chiamare Scienza la più o meno accurata descrizione dei fenomeni organici e la negazione della causa di quei fenomeni, di dirsi atei e nemici d'ogni religione soltanto perchè non credono nell'attuale, dobbiamo tacere di filosofia religiosa e desumere la missione e i fati della nostra patria dal concorso fortuito degli atomi o da un numero determinato di combinazioni passive d'una data quantità di materia, meglio è lasciare che caso e materia operino a senno loro e limitarci a registrare - e a rispettare - gli eventi. Le idee sono per noi una cosa santa. Non possiamo velarle o distribuirle a dosi omeopatiche per piacere ad altri e nella speranza che una parte infinitesima sia inavvertitamente assorbita.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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