Le tattiche parlamentari non sono da noi, nè valgono a mutar gli Stati e collocarli sotto l'egida d'un nuovo principio. Noi amiamo sovra ogni altra cosa l'Italia; ma la vogliamo connessa colla vita e col progresso dell'Umanità, faro tra i popoli di moralità e di virtù. Vogliamo repubblica, ma pura d'errori, di menzogne e di colpe: a che varrebbe l'averla, se dovesse nudrirsi delle passioni, delle ire, dell'egoismo che combattiamo? Diversi dai sognatori che predicano pace a ogni patto, anche di disonore per le nazioni, e non s'adoprano a fondar la Giustizia unica base di pace perenne, noi crediamo, in dati momenti, sacra la guerra; ma questa guerra deve combattersi nei limiti della necessità, quando non è via, se non quella, al bene, diretta da un principio religioso di Dovere, leale, solenne, coll'altare della Clemenza eretto di fronte all'altare del Coraggio, non contaminata di vendetta, di brutale ferocia, di sfrenato orgoglio dell'io: se la nostra guerra diventasse quella delle soldatesche educate in Africa alle stragi del 2 dicembre o la combattuta recentemente in Parigi, non meriteremmo di vincere. Ignoriamo se dicendo questo noi siamo inferiori o superiori alla situazione: sappiamo che la Repubblica ha preso obbligo col mondo d'essere migliore dell'Instituzione avversa e ci dorrebbe che i repubblicani lo dimenticassero.
Il senso morale s'è smarrito in Francia sotto la lenta dissolvente opera del materialismo sociale pratico sceso negli animi dal materialismo filosofico.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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