In Francia, il materialismo, insinuato prima dai tristi esempî di corruzione dati dai principi e dalle corti monarchiche, suggerito dal freddo incerto mentito deismo di Voltaire e d'altri fra i così detti filosofi che volevano, in nome di non sappiamo quale aristocrazia dell'intelletto, libertà assoluta per sè e un vincolo qualunque di religione pel popolo, si rivelò apertamente sul finire del secolo XVIII con Volney, Cabanis e più giù con d'Holbach, Lametrie, l'autore del Sistema della Natura, e altri siffatti. Per questi atei, i più tra i quali - ed era logica - furono poi, tra i muti del Senato conservatore o altrove, servi sommessi di Napoleone, il pensiero non era che una secrezione del cervello, definizione della Vita era la ricerca del ben essere, la sovranità era diritto di ciascun individuo, vincolato soltanto a non violare il diritto altrui. Là, nell'accettazione teorica o pratica, conscia o inconscia, di quelle stolte esose dottrine, sta il germe della rovina di Francia - e della nostra, se mai per la loro predicazione, impresa da giovani inconsiderati, migliori per ventura del loro linguaggio, prevalessero anche fra noi.
Cancellata così ogni idea d'adorazione a un ideale superiore comune di vita collettiva dell'Umanità, di fine assegnato all'esistenza terrestre, di Dovere comandato a raggiungerlo, di sovranità di una Legge Morale preordinata, non rimase a norma degli atti se non la nuda idea del diritto, della sovranità individuale, idea senza base per sè, inefficace in ogni modo a risolvere i grandi problemi che cominciavano ad agitarsi nell'anime.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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