V'amo come s'ama una speranza d'immortalità per la creatura più cara, perchè so che in voi, uomini del Lavoro, vivono più che altrove i fati immortali d'Italia: v'amo perchè le ingiuste privazioni sofferte da secoli non v'hanno insegnato a odiare - perchè, soli forse in Europa, avete sentito che non s'hanno diritti se non meritandoli, e vi siete raccolti intorno a una bandiera che porta scritto DOVERE - perchè da quando una speranza di risurrezione albeggiò per la patria vostra, voi compiste il dovere, combattendo, patendo, morendo - perchè combattete, patite, morite ignoti, senza orgoglio di fama tra i vivi, senza nome lasciato ai posteri, nel silenzio e nella santità del martirio. E voi m'amate perchè sapete che s'io non ho potuto fare, ho desiderato molto per voi, senza mire individuali o sprone fuorchè quello del culto al Bene; perchè sapete che s'io posso, come ogni uomo può, errare nell'intelletto, non posso, per colpa di cuore o per amore di vittoria più rapida, tentar d'ingannarvi; perchè sentite nell'anima ch'io amo oggi il vostro avvenire, svanita per gli anni ogni speranza di salutarlo con voi, com'io l'amava quando, fervido d'energia e di fiducia, io m'affacciava alla vita politica; e l'amerò, morendo, com'oggi. Io da lungo non vi scrivo direttamente, ma scrivendo intorno alle cose del paese, non ho mai taciuto dell'elemento vostro, nè del mutamento delle vostre condizioni come di cosa inseparabile da ogni possibile progresso Italiano. Di voi non temevo e sapevo che, per apprestarvi a quel progresso, non avevate bisogno di sprone.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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