Ma quel lavoro che dovremo probabilmente ricapitolare un dì o l'altro nella Roma del Popolo e ch'or voi vorreste, quando urge il fare, ricominciare, ha un difetto: fu fatto, spesso sotto gli impulsi della paura, quasi sempre con amore esclusivo d'uno o d'altro sistema preconcetto e prendendo, come in altro scritto dicemmo, le mosse da un solo degli elementi che costituiscono la vita dell'Umanità, da pensatori isolati, da letterati di gabinetto, da uomini che - i più almeno - studiarono il problema, non nelle officine e nelle abitazioni dove trascinano la vita le famiglie degli artigiani, ma sui libri, statistiche e documenti talora errati, quasi sempre incompiuti perchè compilati o da autorità tendenti a celare il male o da individui tendenti ad esagerarlo. La verificazione di quel lavoro non può farsi se non dagli Artigiani medesimi.
È necessario che gli Artigiani d'Italia dicano pacificamente, ma seriamente e officialmente, ai loro fratelli di patria i loro bisogni e le loro aspirazioni, ciò che patiscono, ciò che, nella loro opinione, porgerebbe ai loro patimenti rimedio.
E perchè la loro voce suoni officialmente al paese, è necessario che esca, non da una o altra società capace di rappresentare soltanto condizioni, interessi, opinioni locali, ma convalidata da un'Autorità interprete riconosciuta dalla Classe artigiana intera e che compendii legalmente in sè tutti i caratteri del suo moto collettivo ascendente. L'esposizione escita da quell'Autorità centrale, sarà l'unica base che possa per noi ragionevolmente idearsi agli studî ch'altri annunzia voler imprendere.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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