Abbiamo dall'altro individui collocati dal caso o dall'arbitrio di pochi al sommo dell'edificio sociale e che dovrebbero appunto per questo sentir più forte il dovere di dirigere le Nazioni sulle vie del progresso, condannati dall'assenza d'una fede, dal vuoto di ogni dottrina, dal presentimento d'ineluttabili fati a non conoscere via se non quella della resistenza dove anche l'intravedono disperata, e a vivere di giorno in giorno come possono e finchè possono: poi, materialisti pratici, servi per interesse d'ogni potenza che può dare ricchezza o dominazione, presti sempre ad accarezzare d'illusioni sulla debolezza del moto temuto i padroni o a rafforzare la tendenza alla repressione. E abbiamo tra i due una numerosa classe d'uomini tiepidamente buoni, tormentati di paura, di scetticismo, di fiacchezza e d'inerzia, che intravedono talora il dovere, ma non sanno evocare in sè l'energia necessaria a compirlo, che presentono a ora a ora i pericoli dell'indifferenza, ma s'arretrano davanti a quel lampo invece d'inoltrare d'un passo e giovarsi dell'incerto bagliore a collocarsi risolutamente sulla via diretta.
Gli uomini della prima classe - lasciando da banda gli agitatori volgari che saranno schiacciati qualunque volta s'attenteranno di agire - rinsaviranno col tempo e le delusioni. È impossibile non si avvedano presto o tardi che l'azione è colpa quando ha un intento non giusto, follìa quando la riuscita non è possibile - che se il problema dell'emancipazione operaja è universale, le condizioni diverse nei popoli fanno diversi i modi, che a ciascun popolo appartiene essenzialmente il segreto della scelta di questi modi e che l'indipendenza del concetto nazionale da una direzione straniera è la prima forma della libertà collettiva e pegno a un tempo di quella coscienza della propria forza, senza la quale non è dato ad alcuno di compier doveri e di conquistare diritti - finalmente che non è potente ad un fine se non l'unità di forze omogenee, e che l'illudersi a cercar potenza per fare una Associazione cosmopolitica in seno alla quale una sezione crede nella giustizia della proprietà collettiva, un'altra in quella della proprietà individuale, una terza nell'onnipotenza dello Stato, una quarta nell'abolizione degli Stati a pro d'una illimitata autonomia di Comuni, una quinta nel predominio dello spirito e dell'ideale, una sesta esclusivamente nella materia e negli atomi vaganti in cerca d'un concorso fortuito, torna tutt'uno col cercar vittoria da un esercito nel quale un battaglione mova di fronte mentre un altro volga a diritta, un altro a sinistra e un quarto retroceda sotto capi non intesi fra loro.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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Nazioni Associazione Stato Stati Comuni
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