I nostri studî si rivolgono tutti al passato, tanto ci sentiamo incapaci di promuovere l'avvenire; e in quel passato non cerchiamo incitamenti a fare e indizî del come, ma oblio delle cure presenti e pascolo a una infeconda vanità di sapere, invece d'una attiva filosofia della vita. Così, ringrettiti, insteriliti, diseredati d'azione, ci ravvolgiamo in un manto di indifferenza che chiamiamo rassegnazione di prudenti, ed è codardia morale. Se la miseria passa gemendo d'innanzi all'uscio della nostra casa, la soccorriamo cristianamente, ma senza pur sospettare che incombe a noi di prevenirne il ritorno, di rintracciarne le ingiuste cagioni e di cancellarle. Se un popolo-martire, dopo d'avere eroicamente combattuto per la propria nazionalità, scende con dignità nella tomba - se una intera famiglia di popoli muti finora e separati dal comune progresso europeo freme moto su tutta una vasta zona e chiede ammessione al banchetto del mondo civile - plaudiamo come spettatori a sublime spettacolo, ma senza esigere che un mutamento nella nostra politica internazionale ajuti il martire a risollevarsi o promuova quel moto ascendente d'una intera razza. È stato necessario che, pari alla minaccia del festino di Balthazar, il funesto bagliore degli incendì parigini illuminasse per noi una protesta emancipatrice degli operaî, perchè - scossi non dall'amore, ma dalla paura - volgessimo la nostra attenzione al problema agitato visibilmente da mezzo secolo per chiedere, dopo pochi momenti di studio, ai Governi di proteggerci contro i pericoli e risolvere per noi la questione.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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Balthazar Governi
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