E convinti come sono, o dovrebbero essere, che le grandi questioni sociali non si sciolgono a spicchî, ma afferrandone l'insieme o porgendo soddisfacimento a tutte le loro più determinate e giuste esigenze, dovrebbero toccare nella serie delle proposte il lato morale, intellettuale, economico del problema, dalla necessità d'un radicale rimutamento della legge elettorale e d'una educazione nazionale obbligatoria e gratuita fino alla formazione d'un capitale destinato a mallevadoria di certe operazioni prime delle associazioni artigiane industriali e alla concessione di terre, proprietà dello Stato e dei Comuni, alle associazioni agricole. Le proposte sarebbero senz'alcun dubbio sommariamente respinte dall'Italia officiale; ma la questione rimarrebbe posta nei suoi veri termini davanti al Paese; il pegno di concordia che noi chiediamo per gli artigiani dalle classi medie sarebbe dato; il popolo saprebbe a quali uomini ha diritto di rivolgersi pei miglioramenti invocati e l'Italia non officiale, arbitra suprema un dì o l'altro di tutti e di tutto, risolverebbe più assai rapidamente il problema.
Il riordinamento del Lavoro sotto la legge dell'associazione sostituito all'attuale del salario, sarà, noi crediamo, la base del mondo economico futuro, e implica che un capitale indispensabile all'impianto dei lavori e alle anticipazioni necessaria debba raccogliersi nelle mani degli operaî associati. Questo avverrà per vie diverse, delle quali dovremo a poco a poco parlare. E tra queste vie una che per opera dei buoni delle classi medie potrebbe, in questo periodo di transizione, condurre all'intento è quella d'ammettere i produttori artigiani alla partecipazione negli utili dell'impresa.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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