Non basta a darne ragione il difetto d'educazione politica, nè il lungo servaggio, nè l'influenza addormentatrice d'un pugno di raggiratori o d'inetti che riuscirono a usurparsi i frutti delle opere altrui, e dai quali il paese, se si svegliasse, si libererebbe in tre giorni. Un'altra più profonda cagione signoreggia tutti i fatti secondarî e perpetua d'anno in anno, anche modificate, le circostanze, la condizione di cose alla quale accenniamo.
Abbiamo fin dal nostro programma indicato questa cagione; ma dacchè stampa e partiti fanno a gara per obliarla, è pur forza a noi di ripeterla e insistervi.
L'Italia non è costituita. La Nazione esiste di nome soltanto, senza espressione ordinata della propria vita. La leva che crea e mantiene la virtù iniziatrice nei popoli non ha punto d'appoggio nel paese. Ogni elemento è quindi passivo: soggiace: ripete fatalmente una serie d'atti in una direzione circolare; non trova in sè potenza per progredire.
Lasciamo da banda i vizî del nostro sorgere; l'azione straniera accoppiata, con pensiero diverso, alla nostra, e le vergogne che ne seguirono e pesano tuttora, a intorpidirla, sulla nostra coscienza di popolo. Ma non è il carattere predominante del nostro moto radicalmente falsato e in aperta, diretta contraddizione col metodo invariabilmente additato dalla storia, dacchè storia fu, come condizione essenziale d'ogni moto nazionale? Quando, dopo una impresa comune contro chi le manteneva smembrate, popolazioni appartenenti alla stessa zona geografica si levano coll'intento dichiarato di stringersi a vincolo di Nazione, esse affermano col fatto la coscienza attinta dall'identica origine, dalle tradizioni del passato, dalle conformi tendenze d'un fine comune, d'una via comune da corrersi, d'un metodo comune d'associazione da ordinarsi per tutte.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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