Giunse il Governatore e rimase lungo tempo con lui. Alle tre dopo mezzogiorno venne nella mia celletta il Generale comandante la Cittadella (Alessandria) con parecchi de' suoi ufficiali e un Cappellano che avea ceffo d'assassino più che di prete. Tutti sembravano commossi e quasi piangenti. Il Generale mi chiese s'io mi sentissi tranquillo. Risposi di sì. Partì dopo avermi fatto indirizzare alcune parole dal Cappellano. Tutta quella notte continuarono i rumori. Allo spuntare del giorno, udii qualcuno, ch'io credetti essere Pianavia, attraversare il corridojo con passi affrettati, e pochi momenti dopo, tre spari annunciarono una fucilazione. Io piansi amaramente per l'uomo che avea già segnata la rovina di parecchi de' suoi fratelli." Da una dichiarazione di Giovanni Re. L'ufficiale Pianavia s'era fatto denunziatore, si prestava al maneggio e fu salvo.
(29) "La mia nuova cella era tristissima e scura, con una sola finestra difesa da doppia grata. Incatenandomi all'anello confitto nel muro, Levi, il carceriere, m'andava dicendo che la legge del Re era legge di Dio, e che i suoi trasgressori dovevano aspettare rassegnati il meritato castigo. Di fronte alla mia stava la cella del povero Vochieri, alla vigilia della sua morte. Avevano praticato tre fori nel fondo della mia porta; e siccome quella del carcere di Vochieri era, a bella posta, lasciata aperta, io non poteva star vicino alla mia finestra senza notare la luce che attraversava quei fori. Guardai, curvandomi, e vidi il povero Vochieri seduto, con una pesante catena al piede, due sentinelle gli stavano ai fianchi colla spada nuda; di tempo in tempo gli lasciavano mutar posizione, senza che le due sentinelle lo abbandonassero mai o gli indirizzassero una sola parola.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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