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      Venivano spesso due cappuccini a parlargli. Durò siffatto spettacolo una settimana intiera, finchè lo condussero al supplizio. E a compiere quella scena d'orrore, stava in una cella contigua alla mia un malato, che gemeva dì e notte e invocava soccorso... Pochi dì dopo fui condotto in un'altra prigione appena finita e umida tuttavia. Fui colto da dolori in tutte le membra. Così, infiacchiti, lo spirito e il corpo, ricominciarono a interrogarmi.
      Gli interrogatorii erano condotti in modo da soggiogare le mie facoltà, A ogni tanto, mentr'io imprendeva a dare spiegazione di fatti allegati, l'auditore Avenati m'interrompeva col dire che badassi a ciò ch'io parlava, ch'io era visibilmente confuso e che le mie spiegazioni aggiungevano al pericolo della mia situazione. E poco dopo ei mutava tono e dichiarava ch'io era chiaramente colpevole e che si terrebbe nota di quanto io diceva a mio danno senza dare la menoma attenzione a ogni cosa che tentasse difesa.
      Mi convinsi che volevano la mia morte.
      Poi vennero una dopo l'altra le deposizioni di parecchi fra' miei compagni, Segrè, Viera, Pianavia, Girardenghi, tutte a carico mio. Io mi sentiva veramente minacciato d'insania.
      Chiesi nondimeno d'un difensore. Sacco, il segretario del Tribunale, mi suggeriva il capitano Turrina; io preferiva un Vicino: non mi fu dato nè l'uno nè l'altro.
      Pensai a preparare io stesso la mia difesa; ma quantunque i procedimenti preliminari fossero da due giorni conchiusi, io non aveva inchiostro nè carta. I miei parenti, ch'erano venuti nella città, ebbero ordine di partirne immediatamente.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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