Finalmente, Levi, il mio cerbero, mi propose a difensore il luogo tenente Rapallo. Disperato d'ogni altro ajuto, accettai.
E venne; ma non per parlarmi della mia difesa. Egli, il solo protettore sul quale io poteva appoggiarmi, mi dichiarò che la mia posizione era oltremodo grave. Mi disse che il Governo sapeva esser io stato uno dei più attivi membri dell'Associazione, ch'io non poteva sfuggire al castigo, e che non m'avanzava se non una via di salute. Mi disse che il mio segreto era omai divulgato da tutti; che Stara confesserebbe a momenti ogni cosa, e saperlo egli dal suo difensore; che Azario aveva anch'egli offerto rivelazioni, e non s'aspettava, per accoglierle, che l'assenso da Torino. E aggiungeva ch'io poteva proporre condizioni le più favorevoli e sarebbero accettate.
Due volte respinsi la triste proposta. Al terzo convegno, piegai.
Estratto dalla Dichiarazione di Giovanni Re.
(30) ".......... Egli mi fu amico: il primo e il migliore. Dai nostri primi anni d'Università fino al 1831, quando prima la prigione, poi l'esilio mi separarono da lui, noi vivemmo come fratelli. Egli studiava medicina, io giurisprudenza; ma, escursioni botaniche dapprima, poi l'amore, pari in ambi, alle lettere, le prime battaglie tra classicismo e romanticismo, e più di tutto gli istinti affini del core, ci attirarono l'un verso l'altro, finchè venimmo a una intimità, unica per me allora e poi. Non credo d'aver mai avuto conoscenza più compiuta e profonda d'un'anima; ed io lo affermo con dolore e conforto, non ebbi a trovarvi una sola macchia.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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