Era mesto, perchè sentiva la solitudine di chi sta innanzi, e non vedrà vivo la terra promessa: ma era abitualmente tranquillo, perch'ei sapeva che il fine della nostra esistenza terrestre non è la felicità, bensì il compimento d'un dovere, l'esercizio d'una missione, anche dove non vive possibilità di trionfo immediato. Il suo sorriso era sorriso di vittima, pur sorriso. Il suo amore per l'Umanità era, come l'amore ideale di Schiller, un amore senza speranza individuale, ma era amore. Ciò ch'ei pativa non esercitava influenza sulle sue azioni................ ............................. "Jacopo comprese, dai primi cominciamenti della persecuzione, ch'egli era perduto, e aspettò con serena fermezza i proprî fatti. Avvertito dell'ordine dato per imprigionarlo, non volle sottrarsi. A chi insisteva con lui rispose che chi aveva spinto altrui nel pericolo, dovea soggiacergli primo. Preso, e tormentato d'interrogatorî, rispose con un muto sorriso. Bensì minacce terribili e l'artificio citato delle rivelazioni falsificate e il linguaggio insidioso d'un Rati Opizzoni, auditore, lo ridussero a tale da fargli temere ch'ei forse cederebbe un dì o l'altro. E allora risolse d'uccidersi. Io credo il suicidio atto colpevole come la condanna a pena di morte. La vita è cosa di Dio: non è concesso abbandonare il proprio posto quaggiù, come non è concesso rapire ad alcuno la via di ripigliarlo, quando per colpa s'è abbandonato. Ma nel caso di Jacopo, parmi che il suicidio s'inalzi all'altezza del sagrificio.
| |
Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
|
|
Umanità Schiller Rati Opizzoni Dio Jacopo
|