(119) Nell'originale "trentatre".
(120) Nell'originale "omogeni"
(121) Goethe.
(122) Nell'originale "avremo".
(123) Era figlio di Côrso, ma nato in Cefalonia, da madre cefalèna.
(124) Sento tutta la gravità dell'accusa ch'io pubblico; ma questa mi sgorga da relazioni d'uomini informatissimi, non sospetti, e a' quali l'accusato, prima ch'essi raccogliessero dati positivi, era ignoto persin di nome. E nondimeno, io m'assumo fin d'ora l'obbligo, se potesse mai un giorno scolparsi, di fargli ammenda onorevole, ritrattandomi pubblicamente com'oggi accuso.
(125) Operajo. Era zoppo.
(126) Avrei vivamente desiderato trasmettere ai giovani il ritratto dei due fratelli, e ne ho fatto ricerca, ma invano. Attilio era di statura piuttosto alta; magro nella persona; calvo. Serio nell'aspetto, grave nei modi, pieno d'entusiasmo nel discorso, aveva del sacerdote nell'insieme: del sacerdote intendo come un giorno sarà. Emilio era piccolo e tendente al pingue: di modi semplici e volgenti a lietezza noncurante in ogni cosa che non toccasse che lui: d'indole indipendente, ma non col fratello ch'ei venerava. - Inserisco in calce allo scritto i loro proclami.
(127) Uomo inoltrato negli anni, avvocato, e figlio del Nardi che fu per pochi giorni dittatore in Modena nei moti del 1831.
(128) Rocca e Venerucci erano, come Miller, uomini del popolo, operai: rari per acutezza naturale d'ingegno: d'aspetto gradevole: di condotta esemplare. Rocca era stato cameriere del poeta greco Solomos, che lo trattava come un amico.
| |
Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
|
|
Goethe Côrso Cefalonia Sento Operajo Avrei Uomo Nardi Modena Rocca Venerucci Miller Solomos
|