Sortito avendo un temperamento ardito egualmente nel pensare come pronto all'eseguire, dal convincermi della rettitudine degli accennati principii, al risolvere di dedicar tutto me stesso al loro sviluppo pratico, non fu quindi che un breve passo. Ripensando alle patrie nostre condizioni, facilmente mi persuasi che la via più probabile per riescire ad emancipar l'Italia dal presente suo obbrobrio, consisteva forzatamente nel tenebroso maneggio delle cospirazioni. Con quale altro mezzo infatti che con quello del segreto può l'oppresso accingersi a tentar la sua lotta di liberazione? . . . . . . . . . . . . . Intanto, fu sempre, da quando mi dedicai a tentare il bene della patria, mia idea fondamentale che tutti quelli che vanno in cerca dello stesso fine, dovessero per assoluta necessità, prima di nulla intraprendere allo scoperto, studiarsi d'entrare in relazione onde conoscersi a vicenda, unire le proprie forze, e formolare i singoli pensieri a quella formola d'unità senza la quale presto o tardi la dissensione succede e rovina ogni meglio fondata speranza. Ed è perciò che tanto anelo di farvi giungere un mio scritto, e la recente lettura del vostro Apostolato mi confermò vieppiù in questa determinazione. Io vengo a ripetervi le vostre stesse parole: Consigliamoci, discutiamo, operiamo fraternamente. Non isdegnate la mia proposta. Forse, troverete in me quel braccio che primo nella pugna che s'appresta osi rialzare il rovesciato stendardo della nostra indipendenza e della nostra rigenerazione . . . . . . . . . . .
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