Costoro, con tre o quattro adagi rubati all'aggrinzita, decrepita, diplomatica politica conservatrice e con certi ragionari ad arzigogolo ch'essi intitolano machiavellici e sono un insulto all'ingegno di Machiavelli, fanno l'uffizio della torpedine sull'anime più avide di vita e di moto. Quando il fremito non prorompe in segni manifesti e le proposte d'azione non partono se non dai pochi valenti a indovinare, anche latente, quel fremito, essi - ed è il meglio - armeggiano a viso aperto contro ogni possibilità d'insurrezione italiana se prima tutti i re non siano in guerra accanita fra loro e tutta Europa in fiamme da un capo all'altro: gemono la gioventù corrotta, il popolo ignorante, il clero onnipotente ed avverso: evocano, computando e ricomputando, sì che appaiono tre volte tanti, gli 80.000 Austriaci che stanziano in Lombardia, più gli 80.000 che verranno dalla Boemia e dall'Ungheria, più gli 80.000 che verranno non si sa di dove. Ma quando il grido di sommossa è, come nell'anno or decorso quanto a una parte d'Italia, grido di popolo anzichè di pochi cospiratori ed essi temono ch'altri prenda il campo senza di loro, accettano - ed è il peggio - volonterosi in sembianza, l'idea di fare, non serbandosi che il diritto di discutere il quando e il come. E allora sorgono - se l'agitazione è in autunno - le teoriche della primavera, quando i fiori sbocciano e i salassi giovano agli uomini, o - se l'agitazione è in primavera - le teoriche dell'autunno, quando le piogge rigonfiano i torrentelli e le vigne fronzute proteggono le imboscate: allora s'affacciano, da sostituirsi ai disegni semplici e logicamente rivoluzionari degli uomini d'azione, disegni vasti, imponenti, magnifici, a' quali non manca - e lo sanno - se non d'esser fattibili; disegni di metropoli sostituite a provincie, di fusioni d'elementi eterogenei sostituite all'azione sicura e spedita d'elementi omogenei, d'insurrezioni architettate a scocco d'oriuolo oggi in un punto, domani in un altro, il dì dopo in un terzo, ma in nessuno se se non irrompe, per ostacoli impensati, in quel primo.
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