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      Collocati fra il palco e lo Spielberg da un lato, fra il tradimento e l'indifferenza dall'altro, i giovani, dopo avere lottato con impeto per un tempo più o meno breve, si ritraggono stanchi e rinnegano, non le opinioni, ma l'attività pel trionfo delle opinioni. Nè le opinioni avranno trionfo mai, se prima gl'Italiani non imparino ad affratellarsi colla morte del corpo e colla morte, assai più dura, dell'anima come in questo stadio di vita si manifesta: colla morte del corpo, imparando che la vita terrestre non è se non preparazione ad un'altra che ha culla in ciò che noi chiamiamo sepolcro: colla morte dell'anima imparando che glorie, speranze terrene, orgoglio di trionfo immediato e felicità, come dicono, son tutte illusioni, fantasmi più o meno dorati, ma pur sempre fantasmi, e che il dovere è l'unica verità dell'umana esistenza e l'incarnazione in atti di ciò che la coscienza e la tradizione dell'umanità tutta quanta c'insegnano, la sola cosa che possa togliere alla vita d'apparire bestemmia e ironia. I Bandiera sentivano che la coscienza e la voce profetica del passato insegnano agli Italiani che la loro patria è chiamata ad essere nazione libera e grande pel progresso dell'umanità; ch'essi pur sapendolo, non s'attentano d'oprare e di morire, occorrendo, per far che sia; e che un de' modi più efficaci a ridurveli è, nelle condizioni attuali d'Italia, l'esempio. Però avean fermo nell'anima, non potendo vincere, di morire.
      Pochi giorni dopo esser giunto a Corfù, Attilio mi scriveva (10 maggio) le linee seguenti: "Il 28 del trascorso, dopo un viaggio variato d'avventure e pericoli, giunsi finalmente in Corfù. Da Malta mi s'indirizzò la vostra del 1° aprile.


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I Fratelli Bandiera
di Giuseppe Mazzini
Libreria Editrice Milanese
1944 pagine 74

   





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