In tali ristrettezze, io mi credo obbligato a giovarmi dell'offerta che in altro tempo mi faceste di tre mila franchi, e scrivo a Nicola perchè mi spedisca colla prima occasione danaro. Perdonatemi questa libertà, ma non il mio, l'interesse bensì della causa comune lo esige, e mi conforta la fiducia che voi non vorrete ritrarvi dal cooperare a qualunque patrio ed utile tentativo. Addio dunque, e se fosse per sempre, per sempre addio."
E in calce a questa lettera Emilio scriveva con anima piena degli affetti supremi: "Mio fratello - Una riga anche da me, poichè saran queste forse le ultime che da noi due ricevete. Il cielo vi benedica per tutto quel gran bene che alla patria avete fatto. Alla vigilia dei rischi io proclamo altamente che ogni Italiano vi deve gratitudine e venerazione. I nostri principii sono i vostri e ne vado fiero, ed in patria con l'arme in mano griderò quello che voi da tanto tempo gridate. Addio, addio; poveri di tutto eleggiamo voi nostro esecutore testamentario per non perire nella memoria dei nostri concittadini".
Allora tra i due fratelli da un lato, me e l'amico mio di Malta dall'altro, cominciò una lotta pur troppo ineguale; noi a tentar di smoverli dal disegno d'agir soli e immediatamente, essi ad aprirsi comunque una via. I tremila franchi, da me profferti per altro quando i Bandiera erano ancora in Italia, furono dall'amico, che n'era depositario, negati; e il tentativo ch'essi intendevano di compiere prima che il maggio spirasse, si rimase per allora sventato.
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