In verità la cosa è assai strana. Se la tua lettera giungeva favorevole, questa sera noi saremmo partiti; così, restiamo invece colla convinzione che non riesciremo in cosa alcuna. . . . . . Le tue speranze sono nel Centro: Dio mio! e il più debole, il più spregevole de' nostri tiranni fa giustiziare in Bologna sei patrioti, e il popolo, se non applaude, tace almeno, soffre, e piuttosto che recidere la mano omicida, la bacia e la rispetta. Questo fatto m'ha interamente palesato a qual punto siamo. Io non voglio disperare della salvezza della mia patria, perchè il disperarne sarebbe delitto, ma temo assai che guerrieri della sua redenzione saranno i nostri figli se non i nostri nepoti.
. . . . . . . . . Quando tu dici che eseguendo il mio progetto avremmo perduto la vita, te lo posso credere, ma quando aggiungi che avremmo perduto l'onore, mi ribello. Se fossimo stati presi, si sarebbe detto che gli esuli fedeli alla loro missione, attraverso pericoli e stenti, si trasportano sempre colà dove i loro compatrioti alzano un grido di libertà e sollevano una bandiera italiana. Fino adesso i governi dicono a coloro che si mostrano insofferenti: -
State tranquilli; non fidate nelle istigazioni della propaganda che vi eccita alla rivoluzione e vi lascia quindi soli alle prese con essa. -" E in Italia si comincia a credere che quei di fuori, impazienti di trionfare, fanno vedere ogni cosa in color di rosa e sperano che un caso trarrà d'una debole scintilla un generale divamparsi e però stanno pronti a profittar del buon esito senza durare la prima incertezza.
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Centro Dio Bologna Italia
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