Il nome dei Bandiera influente nel Lombardo-Veneto, e quello di Ricciotti potente assai nelle Marche, erano pressochè ignoti tra le popolazioni delle Calabrie. E quanto al tender l'insidia, il fermento lasciato negli spiriti dal tentativo di Cosenza, i decreti regi che sottomettevano ai rigori di leggi repressive straordinarie le due provincie, e la fuga nelle foreste di molti pericolanti, dovevano dar sembianze di vero a quante voci d'insurrezioni iniziate o imminenti avrebbero suonato all'orecchio degli esuli di Corfù.
Per tutto il mese di maggio e sul cominciare del giugno siffatte voci abbondarono stranamente moltiplicate a Corfù: recatevi da capitani ignoti di barche mercantili provenienti da Cotrone, da Rossano, da Taranto, da più altri punti. Dicevano le montagne di Cosenza, Scigliano e San Giovanni in Fiore, popolate, gremite d'insorti armati, nudriti con viveri mandati dalle città, determinati ad agire e solamente incerti del come. Dicevano gl'insorti mancanti unicamente di capi eguali all'impresa, desiderosi d'alcuni uomini militari scelti fra gli esuli influenti a rappresentare in Calabria l'unità del Pensiero Italiano, anzi queruli dell'indugio e di ciò che pareva ad essi diffidenza o tiepidezza negli esuli. Aggiungevano le spiaggie non essere custodite più severamente del solito e facilissimo il passaggio da quelle ai luoghi dove si tenevan gl'insorti. Un capitano austriaco proveniente da Rossano affermava che in un bosco distante mezz'ora dalla città stava una buona mano d'insorti che assalivano quasi ogni notte la gendarmeria.
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