Del loro contegno nel tempo decorso tra il conflitto di San Giovanni in Fiore e la morte, io non so cosa alcuna; nč del processo o della condotta dei giudici. Alcuni tra gli amici dei Bandiera s'illudevano in quei giorni a sperare che l'arciduca Federico, fratello della regina di Napoli, s'indurrebbe, allievo, com'era stato, del contr'ammiraglio, e condiscepolo e commilitone d'Emilio, a intercedere spontaneo per essi: poco esperti conoscitori dei principi e della fredda, infernale, immutabile politica austriaca.
Il 25 luglio, alle cinque del mattino, ATTILIO ed EMILIO BANDIERA(5), NICOLA RICCIOTTI, DOMENICO MORO, ANACARSI NARDI(6), GIOVANNI VENERUCCI, GIACOMO ROCCA(7), FRANCESCO BERTI(8), DOMENICO LUPATELLI, morirono di fucilazione. I loro compagni all'impresa gemono, e gemeranno Dio sa per quanto, a vergogna degli Italiani, in catena.
Gli ultimi momenti dei nove martiri furono degni della loro vita e della Fede Italiana ch'essi col sangue santificarono. Estraggo quanto segue da una lettera di Calabria, contenente il ragguaglio d'un testimonio oculare:
La mattina del giorno fatale furono trovati dormendo. S'abbigliarono con somma cura, e per quanto potevano con eleganza, come se s'apparecchiassero a un atto solenne religioso. Un prete venne per confessarli; ma essi lo respinsero dolcemente(9) dicendogli: ch'essi, avendo praticato la legge del Vangelo e cercato di propagarla anche a prezzo del loro sangue fra i redenti da Cristo, speravano d'esser raccomandati a Dio meglio dalle proprie opere che dalle sue Parole, e lo esortavano a serbarle per predicare ai loro oppressi fratelli in Gesł la religione della Libertą e dell'Eguaglianza.
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