Questo, a chi ben guarda, è il problema vitale che agita, o giovani, il mondo d'oggi: tutte le questioni politiche, che paiono esclusivamente sommovere le nazioni, non potranno acquetarsi che nella soluzione di quel problema. E questa soluzione, o Italiani, questa invocata Unità, non può escire, checchè facciano, se non dalla Patria vostra e da voi: non può scriversi che sull'insegna alla quale sarà dato di fiammeggiare superiore alle due colonne migliari che segnano il corso di trenta e più secoli nella vita dell'Umanità, il Campidoglio ed il Vaticano.
Dalla ROMA DEI CESARI escì l'unità d'incivilimento, comandata dalla Forza all'Europa. Dalla ROMA DEI PAPI escì l'unità d'incivilimento, comandata dall'Autorità, a gran parte del genere umano. Dalla ROMA DEL POPOLO escirà, quando voi sarete, o Italiani, migliori ch'oggi non siete, Unità d'incivilimento, accettata dal libero consenso dei popoli, all'Umanità.
Per questa Fede, o giovani, morirono i Bandiera e i loro fratelli nel martirio: per questa Fede io pure, nullo per intelletto e per core, ma a nessun altro inferiore in credenza, se il desiderio non m'inganna, morrò.
E nondimeno, io non vi chiamo al Martirio - il Martirio si venera, ma non si predica - io vi chiamo a combattere e vincere: vi chiamo a imparare il disprezzo della morte e a venerare chi coll'esempio ha voluto insegnarvelo, perchè so che senza quello voi non potrete conquistar mai la vittoria: vi chiamo all'opere continue ed al fremito, quand'altri vi chiama a fingere d'addormentarvi, perchè so che i fatti continui ed il fremito possono soli dar sospetto, terrore, e frenesia di persecuzione feconda di sdegni, ai vostri padroni, coscienza della tristissima condizione in che vegeta e della vocazione italiana al popolo vostro, fede nei vostri diritti e nelle vostre intenzioni ai popoli dell'Europa commossa.
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