Quid agendum? Abbandonare la partita, può essere il grido di un momento di malumore giustissimo: ma non più. Siamo devoti alla lotta. Il paese è schiavo: noi abbiamo detto; è bene che sia libero: abbiamo detto che tenteremo di farlo tale: abbiam dichiarato la guerra fin dal 1831: non possiamo ritrarci ora senza viltà in faccia agli altri, senza rimorso in faccia all'anima nostra. Abbiamo gridato la croce addosso a quei che hanno disertato dopo il '33: non possiamo disertar noi. Noi siamo una bandiera: e questa bandiera deve stare eretta per noi, finchè s'impianti sulla nostra sepoltura. Quanto a me, ho deciso.
Noi siamo in tutta questa burrasca stati subalterni; abbiamo aiutato per dovere: ma l'ispirazione non partiva da noi. La fusione ha rovinato ogni cosa: la fusione ha illuso gli uomini d'azione ad aspettare la realizzazione di piani d'azione irrealizzabili; ha cacciato l'anarchia nel partito: ha trattenuto il moto coll'idea delle capitali ecc. ecc. Io, da questi pasticci, vedo tutto il male che tu vedi nei nostri; ma a sangue freddo. Vedo anche che gli elementi non mancano, e che dove potessero ridursi a unità e aversi mezzi, si può fare e con esito buono. Che vuoi tu dedurre dall'affar dei Bandiera? venti uomini, in una provincia alla quale essi sono perfettamente ignoti, dovrebbero porre la provincia in insurrezione, anche dove sia preparata? Quando finisce l'impresa prima che quasi sia nota? No: se venti uomini durano cinque giorni e necessitano invio d'un battaglione di cacciatori per vapore ecc. ecc. cinquecento cosa non farebbero?
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Bandiera
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