Ma c'è in quell'articolo una cosa che, forse, per la maggioranza dei vostri compatrioti che io stimo, sarebbe bene di smentire. È una calunnia contro dei morti. No, i Bandiera non erano miei agenti; essi non subivano ciecamente la mia influenza; non furono spinti da me alla loro impresa. Gli uomini del vostro partito aristocratico sono dunque così sprovvisti di convinzioni e di patriottismo da non poter concepire se non l'entusiasmo per ordine? Due anni avanti il loro primo contatto con me, i Bandiera erano in piena cospirazione. Tre giorni avanti la loro spedizione, l'ignoravano essi stessi. La loro attenzione era altrove che in Calabria. Erano dei bravi giovani, puri, devoti, brucianti del sacro fuoco dell'azione, penetrati anzitutto della necessità d'insegnare praticamente, con l'esempio, ai loro compatrioti ch'è venuto il tempo per gli italiani di dar testimonianza della loro fede con la morte o con la vittoria davanti ad amici e nemici. Rapporti che loro provennero dalla Calabria li decisero subitamente ed essi marciarono. Marciarono da veri repubblicani, con proclamazioni repubblicane, le nostre parole sacre: Libertà, Eguaglianza, Umanità, Indipendenza, Unità nel cuore e nella bandiera: marciarono non valendosi del danaro del duca di Leuchtenberg, ma di quello sottratto da essi e da qualche loro compagno d'esilio al superfluo, alle necessità della vita. Il preteso frammento di lettera citato dal Morning Herald è una falsità elaborata negli uffici e che ogni uomo di senso e di onestà avrebbe arrossito d'accogliere.
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