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      I miei domestici interessi mi trasportarono, già molti mesi sono, in Napoli, e mi ci ritenne poi la considerazione del pertinace odio che ancor si conserva in Roma non meno al nome che alla scuola tutta dell'abate Gravina, beata memoria, mio venerato Maestro. Qual odio, se non in tutto almeno in parte, si è trasfuso, e come discepolo eletto e come erede, sovra di me. Ed ancorché possa io con le mie rendite onestamente vivere in Roma, ho stimato prudente risoluzione il vivere lontano per non vivere fra nemici. Confesso però con tutta l'ingenuità che mi riesce più noioso questo soggiorno, perché la rozzezza del paese, cagionata dalla mancanza della Corte, è così contraria al commercio civile, che malagevolmente un onest'uomo, educato in una città dominante, può assuefarvisi. Felice V. S. illustrissima che ha avuta la sorte d'incontrarsi in un principe che sa così bene conoscere ed esaltare il suo merito, così rara cosa ad incontrarsi presentemente. Le giuro su l'onor mio, ch'io sono così innamorato di codesto re, fin da quando ella ritornando in Roma me ne fece quel vivo ritratto, che tutte le mie meditazioni sono sempre state dirette a rendermi possibile il vantaggio di vederlo prima ch'io muoia. Poté bene la mia disavventura troncarmi nella morte del mio maestro la vicina speranza, già da me concepita, di adempiere allora questa brama, ma non fu già valevole ad iscemare un punto del mio desiderio; anzi tanto più mi si accrebbe, quanto era stato più vicino il conseguimento. La mia toleranza in questo paese non so quanto sia per durare, onde è certo che volendo io esentarmi di qui, e non potendo sperare in Roma alcun incamminamento fin che dura questo vento, passerò ultra montes, per cercare ove far nido, e probabilmente a Vienna, ove molti padroni ed amici, che colà dimorano, mi persuadono e promettono assistenza ed aiuto.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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