In tal caso voglio in ogni conto passar per costà, e la supplicherò che mi dia l'onore di vedere, e, se sarà possibile, inchinarmi a Sua Maestà. Se in cotesta città appresso ad un principe così distinto per tante sue particolari qualità mi fosse lecito di sperare qualche decente impiego, lascerei di buona voglia qualunque altro incamminamento, sì perché così mi persuade il mio genio, come ancora perché senza uscir d'Italia in tal caso avrei ritrovato a fondar le mie radici. Ed in fine perché potrei allora vivere appresso al mio caro e riverito signor avvocato, il quale fra tanti e tanti conoscenti, e miei e della beata memoria dell'abate Gravina, è stato il solo e l'unico che senza doppiezza mi abbia mostrato costantemente un amore candido e sincero ed una vera amicizia a differenza degli altri, che invece di difendere e sostenere nella mia persona l'onore della scuola e l'elezione del comune Maestro, hanno caricato e detratto le mie operazioni, pieni di malignità e di veleno. Io mi tratterrei volentieri più lungamente in questa lettera, ma non voglio che il mio piacere abbia a rendersi noioso a V. S. illustrissima. Si degni adunque di passare a mio nome il medesimo ossequioso ufficio, che con lei passo, con la signora sua consorte, e con tutta la sua riveritissima casa. E pregandola a rammentarsi della mia servitù e della mia vera amicizia, le faccio umilissima riverenza.
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A UN AMICO - ROMA
Napoli (1719?).
Se il naturale istinto per la poesia non mi avesse reso cieco, con maggior profitto averei potuto accudire all'insinuazioni salutari del celebre mio Maestro; ma l'eccessivo mio trasporto non mi permise di studiare il gran libro dei mondo, per apprender la debita cognizione de' cuori umani e togliermi da quelle spinose vie che mi hanno reso impraticabile il cammino per rimaner contento nella mia cara patria.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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