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      Oltrediciò avendogli io parlato dell'abate Gravina, mostrò dispiacere ricordandosi della sua morte. E mi disse esser ancor vacante la sua cattedra insieme con quella dell'eloquenza e quella di medicina, e che egli andava in cerca di valentuomini per occuparle, e qui mi richiese se io avea notizie d'alcuno. Ed io mi offersi a fargli una nota di coloro che erano nella mia fantasia capaci di tale impiego. E questa la porterò al medesimo domani mattina. Tornammo molte volte al discorso del merito di V. S. illustrissima cui molto egli stima, ed una volta fra l'altre mi disse: Egli è molto amato e stimato fra noi; abbench'io non ne dubitassi, sentivo con tutto il giubilo le lodi del mio caro signor avvocato. Mi è paruto doverle distintamente riferire ciò che fino ad ora è passato, e lo stesso farò in avvenire. Mi continui intanto l'onore della sua memoria. E facendo sì a lei che alla signora e tutti di casa umilissima riverenza, mi raffermo.
     
     
     
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      A FRANCESCO D'AGUIRRE - TORINO
     
      Napoli 5 Marzo 1720.
     
      M'avveggo assai bene che V. S. illustrissima viene dalle mie lettere incommodata con più frequenza di quello che per avventura bisogno non le sarebbe, ma spero insieme che ne tolererà generosamente la noia, considerandolo come un male alla soverchia gentilezza necessariamente congiunto. Il signor conte della Perosa mostrò esser rimasto così sodisfatto della mia visita che commise ad un amico, che fu da lui, dirmi ch'egli avrebbe molto goduto ch'io fossi andato spesso a vederlo, e molte altre cose; questo però non ha fatto che in più e più volte, che a tale oggetto mi son portato in sua casa, abbia mai più avuto l'onore di parlar seco, avendolo sempre ritrovato o uscito o ritirato in secretarìa, Non lascerò però di ritornarvi finché m'incontri in tempo opportuno.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Gravina Marzo Perosa