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      Già due giorni sono parlando io col padre reverendissimo Miro di cotesto paese, ei mi dimandò come volentieri sarei andato ivi, e perché non cercavo ancor io trasportarmi in Piemonte; risposi a questo: che in nessun luogo più volentieri (ove commodo ed occasione mi si presentasse) mi sarei condotto. Ed egli: che occasione più opportuna della presente malagevolmente incontrerassi, cercandosi da questo ministro uomini per quella Università. E che io a suo giudizio avrei potuto occuparvi una cattedra legale. Anzi che quando io avessi voluto mi avrebbe proposto al signor conte della Perosa, ed assicuratolo sopra la sua parola della mia abilità e riuscita in simile ufficio. Benché molto mi piacesse tal proposta, e benché io sappia molto bene quanto il ministro deferisca al giudizio del reverendissimo Miro (forse per istruzione data da V. S. illustrissima), pure, avendo determinato fra me stesso di non far passo senza il di lei consiglio, dissi che mi dasse tanto tempo che a V. S. illustrissima ne scrivessi. Egli a ciò soggiunse: Giacché scrivete al signor avvocato riveritelo con particolarità a nome mio, e ditegli (sono sue parole) ch'io vi stimarei molto a proposito per una cattedra. E che per far venire la cosa più naturale egli, che tanto vi favorisce, faccia scrivere al signor conte della Perosa che ricerchi di voi e ne dimandi a me informazioni, che io parlando per la verità farovvi giustizia e stimo la cosa fattissima. Tanto ha egli detto, e tanto io espongo a V. S. illustrissima, supplicandola a mostrarmi anche in questo che il mio riverito signor avvocato ancora seguita ad amarmi e proteggermi, e che io non mi sono ingannato avendo riposte tutte le mie speranze nelle sue mani.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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