Soffra per questa volta ch'io sodisfi alla richiesta d'un mio grande amico, e per avventura anche suo conoscente in Roma. Questi è il signor Tomaso Filipponi torinese, il quale essendo erede ex testamento della signora contessa Miroglia sua ava in alcuni luoghi di Monte di San Giovanni Batta de le Sole posti su la città né avendo finora ritratto alcun frutto da detti luoghi, per ragione che la testatrice volle che il detto signor Filipponi fosse ben proprietario, ma non usufruttuario sino all'età di ventidue anni, e che intanto i frutti corressero a beneficio del di lui padre; ormai vorrebbe entrar in possesso di detta esazione, ed evitar la vendita che dolosamente sente di qua che voglia fare il di lui padre in Torino ove dimora. A questo solo oggetto egli mandò da molto tempo fa mandato di procura ad un causidico, o procurator collegiato di costì, per istrada del signor conte Gubernatis inviato in Roma, perché seguisse l'inibizione di detta vendita ed il principio dell'esazione a suo beneficio. E non avendo mai più avuto notizia mi ha con istanza richiesto acciò io supplicassi V. S. illustrissima di mandarsi a chiamare il signor procuratore Gai, a cui era diretta la procura, e saper da esso se abbia ricevuta detta procura, che cosa sia fatto, ed in che stato sia quest'affare. E quando detta procura non fosse gionta, almeno cercar di sapere se esistano ancora detti luoghi di Monte, o se siano stati illegittimamente venduti. A me è carissimo non meno il detto signor Filipponi che le sue cose, onde la prego quanto so di usar meco in questo rincontro la sua solita gentilezza, impiegando a favor del medesimo la di lei autorità. Tanto più che oltre il piacer ch'avrei della quiete del medesimo sodisfarei nel tempo medesimo ad una mia innocente superbia, facendolo rimaner persuaso che siano appo V. S. illustrissima di qualche conto le mie preghiere.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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