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      A FRANCESCO D'AGUIRRE - TORINO
     
      Napoli 7 Luglio 1722.
     
      Se la lunga esperienza che ha V. S. illustrissima del mio rispetto verso di lei non mi ha difeso, la tardanza della mia risposta al suo umanissimo foglio mi avrà senza fallo fatto creder reo almeno di trascuraggine. Ma volesse il Cielo ch'io mancassi di tal vizio così in ogni mia bisogna, siccome ne sono esente quando si tratta di comunicar seco in quella guisa che la tanta distanza permette. Io sono stato da più di due mesi in istato di temere assai della mia salute, non già per alcun morbo violento, ma per una certa abituazione di debolezza, languore, inappetenza, smagrimento, e, quello che più mi atterriva, una certa ineguaglianza di polso che mi faceva temere d'esser vicino a cader nella disavventura del povero abate Santinelli, tanto che mi era renduto inetto a qualunque uso civile o necessario o piacevole. Ora da qualche giorno vo acquistando vigore tanto che basta a potermi valere della penna e della testa, istrumenti già inutili per me fin dal detto tempo. Le rendo adunque grazie prima d'ogni altra cosa della lunga, distinta e candida relazione che si compiacque farmi delle nozze costì celebrate. Io ne ho fatta parte a tutti gli uomini di buon senso, ed ultimamente un cavaliere me ne richiese, e fui forzato dargliela originalmente; né ho potuto finora ricuperarla. Il signor cavaliere Ivarra le deve molto, poiché mercé il di lei bell'animo ed eloquenza, le sue eccellenti fatiche sono ammirate fino in Napoli. Quando non le sia grave, la prego dargli un abbraccio in mio nome ed assicurarlo che ha un buon servidore in quest'angolo del mondo.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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