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      Altrimenti non ne cavareste le mani. Lo farò subito che anderò in Napoli, e già che avete il commodo di far queste stampe riunirò tutto ciò che potrò e le daremo alla luce.
      Godo che non tralasciate i vostri studi e vi vorrei sentire se non stabilito almeno incamminato per qualche strada sicura. Rinovate i miei devotissimi ossequi al signor auditore fiscale. E teneramente abbracciandovi.
     
     
     
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      A LUIGI PIO DI SAVOIA - VIENNA
     
      Roma 28 Settembre 1729.
     
      Non prima di ieri mi giunse il veneratissimo foglio di Vostra Eccellenza, tutto che scritto in data li 31 agosto, ed il poco tempo nel quale sono obbligato a rispondere non è sufficiente per rimettermi dalla sorpresa che deve necessariamente produrre l'inaspettato onore dei cesarei comandi, a' quali non ardivano di salire i miei voti, non che le mie speranze. Il dubbio della mia tenue abilità mi farebbe ricercare con estremo timore la gloria del cesareo servigio, se l'approvazione augustissima non mi togliesse anche la libertà di dubitar di me stesso: onde non resta a me che di attendere i cenni di Vostra Eccellenza per eseguirli. Mi prescrive l'Eccellenza Vostra replicatamente nella sua lettera che io spieghi i miei desideri intorno all'annuo onorario.
      Questa legge me ne toglie la repugnanza, e giustifica il mio ardire. Mi si dice che l'onorario solito dei poeti che hanno l'onore di servire in cotesta Corte, e che quello che, come poeta, riceve il signor Apostolo Zeno, sia di 4000 annui fiorini; ond'io regolandomi sull'esempio del medesimo restringo umilmente le mie richieste fra i termini della sopraccennata notizia, con le riflessioni che, abbandonando io la mia patria, sono obbligato a lasciare sufficiente assegnamento al mio padre cadente ed alla mia numerosa famiglia, la quale non ha altro sostegno che il frutto che fortunatamente ricevono in Italia le mie deboli fatiche; che diviso da' miei dovrò vivere nella più illustre Corte d'Europa con quel decoro che conviene al monarca a cui avrò l'onore di servire; e finalmente con la certezza che potrei male applicarmi all'impegno del mio esercizio, distratto dal continuo doloroso pensiero degl'incomodi e bisogni paterni.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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