Povero Vinci! Adesso se ne conosce il merito, e vivente si lacerava. Vedete se è miserabile la condizione degli uomini. La gloria è il solo bene che può renderci felici; ma è tale che bisogna morire per conseguirla, o se non morire, esser così miserabili per altra parte che l'invidia abbia dove compiacersi. Non moralizziamo.
Io sto bene doppiamente per la salute che io godo e per quella che voi godete. Studiatevi di conservarla, e sarete sicura della mia, Adesso vi riconosco nelle vostre lettere, e la vostra saviezza mi fa compiacere del presente e dà un'altra faccia anche al passato. Avete superata la mia speranza.
Non scrivo a Leopoldo e al mio caro Bulgarelli per non triplicarvi la spesa; ringraziate cordialmente l'ultimo a mio nome, ed abbiatene cura, ché lo merita. Ed assicurate il primo che mi sarà sempre caro, se vi darà motivo d'esser contenta di lui. Al gentilissimo signor auditore Merenda mille riverenze. Non mi dispiace che confidi a voi qualche cosa, ma lo vorrei più ritenuto con la comune. E replicandovi la stessa protesta che voi mi fate, sono il vostro P. Addio.
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A MARIANNA BULGARELLI BENTI - ROMA
Vienna 10 Novembre 1731.
Non credeva di potervi dar oggi la buona nuova che vi do, tanto era io preparato al contrario. Domenica scorsa andò in scena il mio Demetrio con tanta felicità, che mi assicurano i vecchi del paese che non si ricordano di un consenso così universale. Gli ascoltanti piansero alla scena dell'addio: l'augustissimo padrone non fu indifferente: e non ostante il gran rispetto della cesarea padronanza, in molti recitativi il teatro non seppe trattenersi di dar segni della sua approvazione.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Vinci Leopoldo Bulgarelli Merenda Novembre Demetrio
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