Le mie riverenze a monsignor inviato ed al padre Timoteo, un abbraccio all'amico Bologna, e poi saluti in bianco. Addio.
P. S. Madama Ferrari vi rende grazie e vi riverisce.
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A GIUSEPPE RIVA - LINZ
Vienna 3 Settembre 1732.
Grazie della bella, chiara, minuta, sincera, breve, espressiva e veridica relazione della festa. Voi me l'avete quasi quasi fatta vedere. Insomma siete lama proibita nel genere dimostrativo. E poi Cesare in utroque.
Vi vorrei pure esser grato con qualche cosa. Aspettate. Voglio mandarvi un sonetto, che ho sfornato caldo caldo non sono ancora due ore. Sapete già che si è eretta una nuova Accademia in Sicilia, la quale mi scrisse di avermi acclamato membro del suo corpo. Io risposi gentilmente, con due dita; ed il segretario di quella mi ha scritto di nuovo mandandomi una gran patente latina munita d'un sigillo smisurato, e pregandomi a nome dell'adunanza a mandar subito almeno un sonetto, per includerlo nel primo tomo delle rime di quegli Accademici, il quale è già sul fine dell'impressione. La lettera, che ho ricevuta questa mattina, mi ha ritrovato con un poco di cacoete canora, onde ho fatto subito il sonetto; ed è questo:
Del mio Giove terren ministro all'ira.
Chi la canta e chi la dis
, con quel che siegue. Amen.
Mille riverenze a monsignore ed al padre Timoteo.
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A GIUSEPPE RIVA - LINZ
Vienna 10 Settembre 1732.
Obbligato a quel galantuomo che fa relazioni di me così vantaggiose. Rendetegli grazie a mio nome, che a suo tempo lo farò io medesimo a bocca.
Nel mio sonetto siculo a sangue freddo ho ritrovato una parola che non gode l'approvazione del Tribunal della Semmola; ed io, benché non mi senta internamente un gran rispetto per simile tirannide, pure evito le brighe per quanto posso nel mandarlo in Sicilia.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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