Dee esser quello di poter vincer cedendo e tollerando. Questo è il consiglio al quale si appiglia, sì perché non ve ne sono altri, come perché si confà col carattere ch'io le do dal principio dell'opera sino al fine. Osservate che, qualunque volta, per non fingerla insensibile, io la faccio scaldare su i torti che riceve, faccio che immediatamente rifletta e si corregga, ritornando alla naturale sua prudenza e tolleranza. Qualità che fanno strada, anzi sono necessarie, perché possano gli spettatori crederla capace della straordinaria generosità che usa nello scioglimento dell'opera. Qualità che mi hanno fatto rigettare, come distruttive delle medesime, l'espediente di farla partire per motivo di gelosia e di proprio consiglio, benché nel mio primo scenario io l'avessi scritto, come vedrete. Poiché, per ridursi a tale risoluzione, bisogna supporla non solo gelosa, ma altiera, intollerante e violenta; il che io non voglio, né debbo.
Finora ero sicurissimo che gl'imperatori romani, quando la prima volta si mostravano agli eserciti, erano per lo più sollevati su gli scudi de' soldati. Il vostro dubbio però mi fa dubitare. Nulladimeno aprendo Svetonio ho ritrovato nella vita di Ottone: Omissa mora succollatus et a praesente comitatu imperator consalutatus etc.; e poco dopo nella vita di Vitellio: Imperator est consalutatus circumlatusque etc. Qui non si nominano scudi, ma naturalmente non gli avranno portati a cavalluccio. Di questo però spererei di potervi promettere testi più chiari e precisi.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Svetonio Ottone Omissa Vitellio Imperator
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