Mi accorgo veramente ch'io sono qualche cosa di distinto nel mondo. Tutta l'altra gente è stata attaccata dal catarro epidemico una volta sola, ed io due. In questa settimana me n'è toccato il secondo tomo con tosse, dolor di testa ed alterazione, e sto di nuovo benissimo. Sento che ancor voi siete stata attaccata similmente da questo male; mi dispiace, ma non sarà, come spero, molto pertinace, se pure in Roma non fosse di qualità più maligna di questo di Germania, il che non credo.
Godo che il mio Asilo d'Amore faccia la sua figura in Italia, anche con un poco di svantaggio pel componimento di Polignac. Io veramente convengo col voto universale, e mi pare che in questo ultimo sia scoperto il cuore umano con molta destrezza, e che la morale di cui è sparso non senta punto la cattedra: difetto assai comune in tutti quelli che vogliono istruire e si scordano di dilettare. È ben vero che questa specie è molto meno difficile che l'altra specie di poesia, cioè quella con la quale si dicono le lodi di alcuno. Il lodare offende l'amor proprio di chi ascolta, e la nostra maligna natura umana ci fa parer tolto a noi ciò che si attribuisce agli altri: quindi è che rare volte dilettano i panegirici ancor belli, e subito ci compiacciamo delle satire ancora insipide. E non è poco merito indorar con tal arte la pillola, che il lettore, trasportato dal diletto che ritrova nell'ingegno dello scrittore, non rifletta all'amaro delle lodi altrui che gli conviene ascoltare. Ma non entriamo in bigoncia a far da Seneca.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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