Dopo averlo composto mi è venuto al solito uno scrupolo, ed è che l'undecimo ed il decimo verso spieghino una proposizione troppo generale dicendo
... ma quanto temo o spero,
Tutto è menzogna...
E non vorrei che un seccapolmoni potesse dirmi: "Non temete voi l'inferno? Non isperate voi in Dio benedetto? Or Dio benedetto e l'inferno sono a parer vostro menzogne?" È vero ch'io potrei rispondergli: "Signor Pinca mia da seme, lo so meglio di voi, che Dio e l'Inferno sono verità infallibili, e se non fosse questa la mia credenza, non mi raccomanderei a Dio come faccio nella chiusa: e le speranze ed i timori, di cui si parla nel sonetto, sono quelli che procedono dagli oggetti terreni." Vedete che la risposta è assai solida, ed il contravveleno si ritrova nel sonetto medesimo. Nulla di manco ho voluto mutare l'undecimo verso per meglio spiegare di quali timori e speranze m'intendo di parlare. L'ho cambiato, l'ho fatto sentire, e trovo che non solo a me, ma a tutti gli altri ancora piace più la prima maniera, ed in quella ve lo scrivo, aggiungendo nel fine del sonetto il verso mutato, per vostra soddisfazione, e per poter contentare alcuno che vi trovasse le difficoltà mie. Leggetelo e ditemene il vostro parere, senza tacermi quello del nostro monsignor Nicolini, che mi fa molto peso dopo quella dispendiosa legatura.
Saluto tutti di casa, ed a voi raccomando il vostro N. N. M., addio.
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A MARIANNA BULGARELLI BENTI - ROMA
Vienna 4 luglio 1733.
Mi volete suggerire un soggetto per l'opera che ho da incominciare? sì, o no?
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Dio Dio Pinca Dio Inferno Dio Nicolini
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