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      E la mia presenza, se mai fosse destinato in Cielo qualche evento sinistro, non gioverebbe punto ad evitarlo. Innanzi ch'io fossi costì, sarebbe già avvenuto quello che dovesse avvenire; ed io non potrei far di più di quello che potrete far voi medesimo per me, nel caso suddetto.
      State unito col signor Domenico, e dipendete da lui, come più vecchio: consigliatevi insieme; servitevi degli amici, ma evitate lo strepito, che poi, sedato che sia un poco il mio dolore, che veramente è eccessivo, e veduta quale strada prendono i pubblici affari, e per conseguenza le mie private facoltà, io penserò al modo che voi dobbiate esser contento di me. Compatitemi intanto, e credetemi.
     
     
     
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      A UN AMICO - ROMA
     
      Vienna 3 Aprile 1734.
     
      Bisognava dunque una cagione così funesta per farmi godere un effetto tanto sospirato qual era il piacere di ricevere vostre lettere? Almeno, giacché costano queste così gran prezzo, vi prego a continuarmele, ond'io possa disingannarmi, col rinnovato commercio di tale amico, della tenace immaginazione impressami nella mente dalla notizia della mia perdita. Immaginazione, per la quale mi figuro di esser nel mondo come in una popolata solitudine, ed in quella desolazione medesima nella quale si troverebbe chi, trasportato nel sonno fra i Cinesi o fra' Tartari si trovasse, svegliandosi, fra gente di cui gli fosse incognita la favella, le inclinazioni, i costumi. In mezzo a queste immaginazioni funeste mi rimane tanto di ragione da conoscere quel ch'esse sono e da che siano prodotte, ma la riflessione finora non basta per liberarmene.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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