Il Signore Dio, dalla cui mano riconosco questo doloroso colpo, me lo rivolga in vantaggio, insegnandomi con prove così visibili qual pazzo errore sia quello di fabbricarsi felicità fuor di lui.
Voi mi consigliate a portarmi in Roma per ordinare con la mia presenza gli affari dell'eredità a cui mi ha nominato la generosa defunta. Quando già non me l'impedissero gli obblighi del mio impiego e le tempeste che agitano presentemente l'Italia, voi vedete che, avendo io rinunciato l'eredità suddetta, manca il motivo che mi proponete per farlo. Non so se da tutti sarà approvata la mia rinuncia. So però bene che né il mio onore né la mia coscienza potevano permettere di abusare dell'eccessiva parzialità d'una povera donna a svantaggio de' congiunti, e che la mancanza de' comodi che io ricuso è molto più tollerabile del rossore che mi produrrebbero. Se vi cade in acconcio di parlare coll'eminentissimo signor cardinale Gentili, vi prego di umigliargli le mie rispettose riverenze. Mi sono così rimaste impresse nell'animo le dolci ed umane maniere di questo degnissimo personaggio, che, unite alla grande e giusta stima che ha fatto tutto il mondo di lui, mi fanno conoscere come possa esigere un soggetto medesimo e venerazione ed amore, senza che i moti dell'uno terminino la sommissione dell'altra. Oh, se si avverassero un giorno le nostre predizioni! Chi potrebbe trattenersi di correre alla patria? Se mi scrivete le nuove che corrono per Roma con qualche fondamento intorno agli affari di Napoli, ve ne sarò molto obbligato.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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