In contraccambio delle gentili espressioni di cui è ripieno il suo cortesissimo foglio, io mi sento un intimo stimolo di coscienza che mi vorrebbe indurre a procurare di disingannarla intorno alla soverchia vantaggiosa stima che ella fa di me e delle mie fatighe: ma finalmente l'amor proprio mi suggerisce che la mia usurpazione non sarà senza esempio, e che senza l'opera mia ella si disingannerà pur troppo per se medesima. Tralasciando dunque questa materia, il di cui esame non può riuscirmi vantaggioso, mi ristringo ad assicurarla della mia più sensibile gratitudine per la sua eccessiva parzialità a mio favore, e a protestarle una immutabile in avvenire ed ossequiosa servitù; sia pur questa proseguimento, reintegrazione o principio. Mi somministri V. S. illustrissima co' suoi frequenti comandi l'opportunità di dimostrargliela, e mi creda.
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A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
Vienna 18 Dicembre 1734.
Già nello scorso ordinario vi scrissi i miei sentimenti su l'affare del Tosone. Voi mi replicate in questa lettera, che oggi ricevo, che non si attende che la notizia della pretensione del mediatore perché si diano di costà tutti gli altri passi debiti per l'effettuazione del maneggio. Ma, caro Leopoldo, non conoscete che questo non è che un desiderio d'aver lumi, senza impegnarsi? Qual uomo che non abbia perduto il senso comune può pretendere che si dia prezzo ad un'opera di cui non si sa qual sia la difficoltà? Che cosa significa questo tacere il nome del pretensore? Non è chiaro che dalle qualità di quello dipende la maggiore o minore difficoltà di servirlo, e per conseguenza la maggiore o minor ricompensa meritata da chi lo serve?
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Dicembre Tosone Leopoldo
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