Se volete aver quest'incomodo di cui vi prego, avvertitemene, significandomi nel tempo medesimo come volete esser servito per il rimborso del danaro, o facendovene tratta per mezzo di mercanti, o pagandolo qui a qualche persona che vi piacesse prescrivermi; e per vostra notizia io non ho appresso di me che undici tomi della ristampa suddetta; onde sono da riscuotere tutti gli altri che saranno usciti sino al presente giorno. L'opera che vi mando e le angustie che la medesima mi ha cagionato e cagiona mi giustifichino della involontaria negligenza in rispondervi. E, prontissimo ad ogni vostro comando, mi sottoscrivo.
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A GIUSEPPE PERONI - ROMA
Vienna18 Febbraio 1736.
Da mio fratello, che ne ha avuta da me replicata commissione, avrete sentito le cagioni della mia tardanza in rispondere a' vostri cordiali auguri in occasione delle passate feste. Allora l'ho fatto col cuore, ed ora ve ne rendo grazie e contraccambio anche per iscritto, con la solenne protesta che non intendo di farlo per formalità ma per sincera tenera e inalterabile amicizia.
Delle nozze auguste qui celebrate non vi do conto, perché si parlerà di questa materia in tutte le lettere che si scrivono di qui. Vi dirò solo che non mai al mondo mi son trovato nell'imbarazzo di questa volta. Ho dovuto scrivere un'opera in diciotto giorni e mezzo, spazio così angusto per me, che ordinariamente v'impiego tre mesi, che mi fa tremar l'impegno anche dopo esserne uscito. Basta, l'è andata; e forse, al riguardo del rischio in cui mi son posto, gli augustissimi padroni, gli sposi, la Corte e la città hanno mostrato di non avvedersi di questo mio più tosto aborto che parto.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Febbraio Corte
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