Ma mi sarete voi mallevadore che questa montagna pregna non partorisca il topo d'Orazio? Almeno promettetemi d'aiutarmi ad uccidere il parto quando sia mostruoso, o minore delle speranze.
L'augustissimo padrone da molti giorni non può uscir di camera, assalito dalla podagra ne' piedi. Se martedì prossimo non è in istato di andar in chiesa, non si canta Oratorio, e non cantandosi non posso mandarlo al signor Bettinelli. Non gli piacerà la notizia, ma la colpa non è mia. Differisco lo scrivergli all'altro ordinario. E frattanto teneramente abbracciandovi, vi ricordo d'amarmi e di credermi.
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A GIUSEPPE PERONI - ROMA
Vienna 26 Aprile 1738.
Era ben tempo che una volta vi ravvedeste e che s'interrompesse cotesto vostro impertinentissimo silenzio. Grazie al signor abate Carlucci, che vi ha obbligato a quest'atto. Quando egli non avesse merito, basterebbe questo per impiegarmi a servirlo; come farò quando sappia ch'egli sia giunto in queste parti, e sia pur egli manicheo non che lorenziniano. E perché non sono io nel caso di accettare la vostra obbligantissima offerta, il pensiero che avrei potuto avere la compagnia di persona che tanto io amo mi fa sentir più vivamente la pena di non poter eseguire per quest'anno un viaggio, da me per altro estremamente desiderato. Vi rendo grazie intanto del cortese gentilissimo invito, a cui vi prego dare occasione di poter corrispondere coll'esecuzione di alcun vostro comando; mentre io abbracciandovi con tutto l'antico nostro cordialissimo affetto mi confermo.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Orazio Oratorio Bettinelli Carlucci
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