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A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
Vienna 21 Febbraio 1739.
Non vi paia strano, ma sappiate che ancora ho fra le mani la coda del mio Oratorio. Appunto il lungo tempo che ho avuto per pensarvi a mio comodo mi ha reso meno attento e più indulgente con me medesimo.
La necessità e l'angustia sono maestre eccellenti, alle quali dobbiamo gran parte delle nostre virtù. Or non vi è più da scherzare, e fra tre o quattro giorni bisogna darlo compiuto. Il sabato venturo mi sarò tolto di dosso anche questa seccaggine. Per oggi, fedelissimo alla mia consueta brevità, mi contenterò d'abbracciarvi, assicurandovi dell'ottima mia salute e pregandovi a conservarvi ed a credermi. Mille abbracci al signor Peroni.
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A STELIO MASTRACA - VENEZIA
Vienna 8 Febbraio 1739.
Mi rallegro con esso voi che non siate facilmente per esser soggetto a patir di lebbra. Vi trovo così rassegnato e pentito nell'ultima vostra lettera, e confessate con tanta ingenuità la negligenza vostra, che vi perdono le accuse che mi fate di pigro ed irresoluto. Già dai lineamenti del viso della Maria lebbrosa mi era avveduto del padre e cominciava ad esser mal contento che non fosse fatta parola. Ne volete il mio giudizio? Eccovelo. Lo stile è felice; le arie felicissime; vi è poesia, e son maneggiati gli affetti più che mediocremente. Se vi fosse cosa che mi adombrasse sarebbe il soggetto, non perché l'abbandono del protagonista e poi la sua mutazione di stato non siano fonti assai ricche per derivarne verisimilmente cento comode occasioni e di muovere imitando e di dilettar descrivendo; ma perché l'organo principale che dee girar questa macchina è una schifosa infermità che descritta può muover stomaco al nostro secolo nauseante; e, trascurata, metterebbe troppo in discredito la pietà di quelli che si erano indotti ad abbandonar quella infelice.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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Febbraio Oratorio Peroni Febbraio Maria
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