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      Vi porreste bene in questa necessità, se voleste ostinarvi ad intendere che Jefte eseguisse non già la morte ma la perpetua verginità della figliuola. E perché mai, invece di far da poeta, voler far da critico? In primo luogo, la maggior parte del mondo ha creduto e crede che Jefte sacrificasse la figliuola sudetta privandola di vita, e su questa supposizione si fondano la maggior parte di quelli che condannano il voto come temerario; e questo basta per attenersi all'opinione più conforme alle nostre idee e, per ciò, più atta al movimento degli affetti. In secondo luogo (con pace del dottissimo Estio e della parafrasi caldea che, stiracchiata ancora, non s'oppone però alla spiegazione più comune) io son d'avviso che il testo convinca abbastanza. Dopo che la vergine ebbe pianto il tempo concessole tornò al padre, e questo fecit ei sicut voverat; dunque Jefte eseguì esattamente il voto senza alterarlo. Qual fu mai questo voto? Holocaustu offeram Domino. Ma per questa espressione s'intende che promise la perpetua verginità, non la morte di chi avrebbe incontrato; or dunque egli sapea di dover incontrare una donna, ed una vergine? Or ditemi voi se nelle parole generalissime del testo: quicumque primus fuerit aggressus vi dà l'animo di trovar questa restrizione che escluda dal voto tutto ciò che non è vergine? Non ho che dire contro il carattere che volete dare a Jefte, pur che sia uom da bene e che non abbia fallito per massima, ma per debolezza degna di compassione; avete un gran popolo d'interpetri per voi, e la conoscenza del proprio fallo è un effetto che farà buon giuoco nel vostro protagonista, con tutto che io non sappia persuadermi che Jefte fallisse, essendo pieno dello spirito del Signore quando fece il voto: Factus est ergo super Jephte Spiritus Domini, e benché la mediocrità di virtù che vuol sempre Aristotile nel suo protagonista non sia un canone per me senza grandi eccezioni.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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