Ho sempre scritto Firenze per Pescia, onde la prego a far qualche diligenza, ché forse ne rinverrà alcuna smarrita.
Il nostro degnissimo signor Gori vuole in ogni conto dedicarmi le poesie del signor Casaregi, e crede le mie repugnanze ostentazioni di modestia o forse qualche cosa di peggio: se mai le riuscisse di fargli concepire ch'io veramente non mi sento merito per così grande onore, la prego ad assistermi. Mi dispiacerebbe assai più di passar con esso lui per ipocrita, che d'essere esaminato, dal pubblico, geloso degli onori che gli altri esigono. Almeno, quand'altro non le riesca, si adoperi perché siano moderate l'espressioni della sua dedica, onde si vegga che l'amicizia mi ha procurato così prezioso dono, e non già un solo suo abbaglio nell'apprezzarmi. Mi onori con alcun suo comando e mi creda costantemente.
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A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
Vienna 3 Giugno 1741.
Codesta vostra udienza pontificia ha qualche cosa della venuta del Messia, che tuttavia aspetta il popolo eletto. Non v'è lettera in cui non me ne parliate come di cosa imminente, ma siamo sempre da capo. Vi auguro che la felicità dell'esito vi ricompensi di così lunga speranza. Fate benissimo a tentare tutte le vie, ma non vi fidate a visioni, e fondate su le vostre fatiche, che v'ingannerete meno.
I principi hanno un lume che noi non abbiamo, e scuoprono meriti dove noi non sapressimo vederne, e demeriti all'incontro in altri che paiono a noi maggiori d'ogni eccezione, onde le loro beneficenze, a rispetto del nostro corto discernimento, sono colpi del caso al quale è imprudenza abbandonarsi.
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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1548 |
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