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      La felicità del nostro comodissimo viaggio, la sibaritica lussuria del nostro soggiorno, la salute e la tranquillità che godiamo in quest'isola incantata già vi saranno note, veneratissimo mio signor conte, e per le lettere di monsignor nunzio e per quelle del signor marchese Bartolommei, onde sarà bene di trascurarne la repetizione, e di risparmiare in tal guisa qualche senso peccaminoso d'invidia alla vostra delicatissima conscienza. È vero che
     
      mentre d'intornod'alto incendio di guerra arde il paese,
      noi ce ne stiamo in placido soggiorno,
      senza temer le militari offese,
     
      ma pure questo beneficio ha la sua punizione, ed è la mancanza di notizie. Non già delle pubbliche (perché questa non saprei se vada fra' difetti o fra le prerogative del nostro ritiro), ma bensì delle private, e di quelle che specialmente riguardano le persone più stimate e più care. Io lasciai partendo da Presburgo la vostra stimabilissima persona con un catarro (per altro meritato con una corsa in sedia scoperta), e sono sollecitissimo d'assicurarmi che sia stato pienamente superato, come spero. La degnissima signora contessa era in procinto d'arricchir la terra di nuovi Canali, e sono impazientissimo di sapere se l'abbia valorosamente fatto: e con quella felicità ch'io le augurava. Di me non vi figurate cosa alcuna di lodevole. Son divenuto più pigro che mai, e così in nihil agendo occupato che a gran fatica ho rubato il momento per scrivere questa lettera. Egli è vero che la stagione è bellissima, e noi aspettando di giorno in giorno l'arrivo dell'imminente inverno, procuriamo con somma diligenza di ritrarre tutto il profitto possibile da questo deliziosissimo autunno.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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