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      Non posso meravigliarmi abbastanza come con tante distrazioni del vostro impiego abbiate così poco perduto dell'abito contratto nel tempo degli studi più fervidi. Non aspettate ch'io vi risponda regolarmente latino: né il tempo né l'umore sono a proposito; ma il non aver meco né pure un vocabolario onde trarmi di dubbio, mi rende ingratissimo questo lavoro. Noi siam qui tutti bene di salute, e avidissimi d'alcuna buona novella di Boemia. La signora contessa m'incarica ogni ordinario di non dimenticarmi de' suoi saluti, onde se mai mancassi è mio difetto e non suo. Abbiamo il commendator Pagani letteratissimo, come sapete, che ci aiuterà a tollerar l'inverno. Io non so fin ora quel ch'io farò ancorché la Maestà della regina vada veramente a Vienna come si dice, tanto sono disordinate le mie idee, e tanto mi par difficile di fissar sistema in tempo così confuso. Intanto vi supplico a conservarmi la benevola vostra padronanza, a riverire umilmente la signora contessa Canale a mio nome, ed a credermi pieno del più sincero rispetto.
     
     
     
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      A LUIGI DI CANALE - VIENNA
     
      Czakathurn, 8 dicembre 1741.
     
      Le vostre private amarezze, veneratissimo signor conte, e le pubbliche calamità, delle quali mi date contezza nella felice vostra epistola scritta in data del 2 di dicembre, mi hanno oppresso di tal sorte che non so ancora riguadagnare quell'aria filosofica con la quale voi le soffrite, ne parlate, e ne scrivete in latino. Oltre mille altri titoli per i quali io vi rispetto ed onoro, certamente codesta vostra invidiabile imperturbabilità, che non è frutto in modo alcuno di poca delicatezza nel senso, mi fa riguardar con particolare ammirazione la fermezza poco comune dell'animo vostro, atto a canonizzarvi fra noi, ed a contarvi fra i Catoni dell'antichità. Mi figuro di vedervi intenerito dalla perdita d'una figlia, commosso dal giusto dolore d'una madre che amate, ferito dalle sventure d'un'adorabile regina, di cui vi conosco parziale; spettatore della desolazione di tanti e tanti amici che giustamente vi apprezzano, e circondato da mille incomodi che portan seco i presenti universali sconvolgimenti, ed a dispetto di tante interne ed esterne agitazioni ricercar placidamente fra i tesori della vostra memoria le più elette frasi de' latini scrittori di cui faceste già da tanto tempo raccolta, e di cui fate ora così buon uso.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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